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#Lavorover40

SINOSSI

Fage, un dirigente d’azienda di 43 anni viene «elegantemente» messo alla porta grazie a una lettera di dimissioni che lui firmerà, ma che è stata preparata negli uffici della società in cui ha speso oltre vent’anni di vita. Da lì, l’abisso dell’invio a raffica del curriculum vitae, delle risposte- tutte uguali e impersonali- che arrivano dalle aziende contattate (del tipo «è troppo preparato per noi»), della snervante attesa per un colloquio di lavoro in cui ogni dettaglio può decidere il futuro (anche le scarpe se pulite o infangate), dell’umiliante rito di colloqui nei quali mostrarsi interessati a mansioni dequalificate e dequalificanti, della disoccupazione che piomba in un interno familiare per incrinarne irrimediabilmente i fragili equilibri. Fage è un uomo. Si credeva forte, creativo, intraprendente e si scopre invece debole, troppo arrendevole. In un mondo di venditori, lui che si è sempre occupato di marketing, non sa vendere se stesso. La sua vita si è trasformata in un tempo molto breve. Le sue giornate le trascorre inviando domande di impiego, aspettando le risposte lente delle aziende, incolpando la posta per i ritardi, partecipando a colloqui e interviste. Intanto i risparmi finiscono. La moglie lo incoraggia a non darsi per vinto e, in situazione di crisi, si emancipa e smette di fare solo la moglie che smacchia gli impermeabili per essere donna che lavora. La figlia adolescente, ribelle, reclama la rivoluzione e non ha alcun interesse per il denaro, comunica ai genitori di essere rimasta incinta e di voler tenere il bambino per un paio d’anni prima di regalarlo a qualche coppia che lo desidera. Fage non ha il controllo sulle cose. Non vorrebbe che la moglie lavorasse, vorrebbe che la figlia abortisse, vorrebbe, forse più di ogni altra cosa, superare il colloquio di lavoro. Ma niente di tutto questo può dipendere da lui, non è più il capo, non è più Fage. Le preoccupazioni dell’animo di Fage si accavallano. Si veste e intanto risponde alle interviste di un cinico e surreale selezionatore del personale, parla con la moglie e intanto prova a convincere la bambina ad andare in ospedale mentre nello stesso momento risponde ad un’altra intervista dello stesso onnipresente selezionatore. I luoghi e il tempo fanno continuamente avanti e indietro Londra e poi Courchevel, per creare distanze fisiche ma non mentali per un Fage che resta sempre col pensiero di fronte al selezionatore. Anche perché l’ultima tappa del colloquio di lavoro è una vera e propria «intervista» con cui il dirigente/selezionatore scandaglia l’animo di Fage. Assomiglia molto di più, insomma, a una seduta di analisi che non a uno strumento di selezione del personale. E allora vengono fuori tutte le fragilità di un uomo. Se nato nel 1927 o nel 1971, poco importa. Perché, come a un certo punto Fage dice riferendosi alla ribelle figlia 16enne: «la rivoluzione in senso letterale, si gira e gira per tornare sempre allo stesso…punto».

NOTE DI REGIA 

L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro, da qui l’urgenza di trarre ispirazione dal testo di Michel Vinaver “La domanda d’impiego” per tracciare una linea, tra le più problematiche, legata al lavoro. Un peso su cui occorre dibattere e confrontarci. La disoccupazione, i contratti a progetto, i licenziamenti, le dimissioni forzate, oggi non sono un timore, ma una realtà quotidiana tangibile, che investe non solo l’Italia, ma il mondo intero da un cinquantennio e più. #Lavorover40 vuole raccontare, attraverso la storia del protagonista Fage, un dirigente d’azienda di 43 anni costretto a dimettersi, le possibili ripercussioni che la perdita del lavoro possono avere sulla dignità umana e sulla vita affettiva familiare, minandone i rapporti e la solidità stessa. Fage dopo anni dedicati con fede e lealtà alla sua azienda, in nome di un progetto comune, di un ideale e di una visione del mondo condivisi, viene rottamato senza la possibilità di riciclarsi perché a 43 anni, per le logiche aziendali, si è già vecchi, fuori mercato. È il tempo dei rimpianti, dei dubbi, delle promesse non mantenute, del se avessi detto o fatto così, degli esami di coscienza che attraverso un gioco crudele vengono scandagliati da cinici e surreali selezionatori del personale durante i colloqui attitudinali. Ne viene fuori un quadro di una disperata umanità in cui Louise, la moglie, tenta di arginare la sua solitudine prima che lo porti alla deriva. «Dimmi Nathalie – dirà Fage rivolgendosi, non a caso, alla figlia sedicenne – Perché lavoriamo? Per guadagnarci la vita? Ma quale vita? Lo so che bisogna dedicarsi a un lavoro, e io sto per dedicarmi a questo niente». Perché una generazione senza lavoro, oggi, è una vita senza futuro.

Adattamento da

"La domanda d'impiego" di Michel Vinaver

Regia

Bruno Tramice

Attori

Bruno Tramice, Ettore Nigro, Lorena Leone, Clara Bocchino.

Costumi

Alessandra Gaudioso

Scene

Concetta Caruso Cervera, Francesca Mercurio.

Disegno Luci

Ettore Nigro

Movimenti Coreografici

Lorena Leone

Regista Assistente

Rosario D'Angelo